Federazione italiana Operai metalmeccanici Padova

Inventario a cura di Naletto Andrea

Introduzione storico-istituzionale

Federazione Impiegati Operai Metallurgici-Cgil
Appunti per una storia istituzionale

A Livorno, presso la sede della Fratellanza artigiana il 16 giugno 1901, con il primo Congresso Nazionale di categoria, fu costituita la Federazione Italiana Operai Metallurgici. Le quaranta sezioni che diedero il via alla federazione rappresentavano allora circa 18.000 iscritti. Il sindacato dei metallurgici, nei fatti, era già attivo dalla fine dell’800 con istanze sociali e lavorative ben marcate: le otto ore di lavoro, paghe migliori, minimi salariali, regole contro lo sfruttamento dei minori ecc. Una precocità che derivava da un impegno politico e sociale figlio della difficile situazione di fine ‘800 e dal diffondersi tra molti militanti degli ideali socialisti e rivoluzionari. Data già dal 1898 il primo numero del “Metallurgico” giornale operaio che poi diverrà della Fiom. Nel medesimo anno venne istituito il Comitato Centrale di Propaganda che sin da subito lavorò per preparare il congresso fondativo della federazione. Per gli anni anteriori al primo conflitto mondiale la Fiom presentò un carattere piuttosto elitario. Gli aderenti erano espressione di categorie di lavoratori particolarmente specializzate .
La federazione è stata uno dei motori del movimento che portò, nel 1905, alla nascita della Cgdil. Sebbene in un periodo particolarmente turbolento di contrasti tra riformisti e rivoluzionari la Dirigenza della Fiom riuscì a mantenere stabile la federazioni impegnandosi sul lato della confederazione, ma aprendo contemporaneamente ai sindacalisti in modo da non minare la combattività del sindacato . Figura fondamentale di questa prima epoca del sindacato metallurgico fu B. Buozzi segretario della federazione dal 1909 al ’26, egli vide compiersi sotto il suo mandato la parabola della prima Fiom, dal punto più alto alla distruzione. Fiero oppositore della prima guerra mondiale Buozzi visse nell’epoca del Biennio rosso (1919-22) l’apice della Fiom. Il 20 febbraio 1919 si raggiunse l’accordo con gli industriali di categoria che previde la riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore giornaliere e 48 ore settimanali, l’ufficializzazione delle Commissioni Interne e la loro introduzione nelle fabbriche. L’opposizione di parte del patronato davanti a questa situazione portò alla serrata, per reazione la risposta sindacale culminò con l’occupazione degli impianti produttivi che coinvolse, circa, 400.000 metalmeccanici. Le lotte terminarono con l’accordo del 20 settembre 1920 che portò a concessioni nel campo salariale, in quello delle ferie e al:

“riconoscimento dell’intervento operaio al controllo tecnico e finanziario dell’amministrazione dell’azienda” .

Dopo la vittoria del sindacato si ha un ritorno alla pace nelle fabbriche, ma la quiete dura poco, la stagione del fascismo implicò la contrazione delle libertà prima collettive e poi individuali. Nel 1922 la sede centrale della Fiom nazionale sita in Torino fu devastata dai fascisti. La segreteria continuò a migrare di sede in sede, ma venendo sempre raggiunta e colpita dalle squadracce sino al 1924, anno dell’ultimo Congresso della Fiom prebellica, tenuto a Milano tra il 27 e 28 aprile e che precedette di poco il patto di palazzo Chigi, perfezionato con quello di palazzo Vidoni che vide l’emarginazione e la successiva estromissione dal mondo del lavoro della Fiom . Si aprì così la stagione dell’esilio in Francia e dell’attività clandestina in Italia che portò ad arresti ed ad uccisioni di numerosi sindacalisti. Con l’arrivo della guerra buona parte del sindacato aderì alla resistenza e partecipò alla lotta di liberazione. Nel giugno 1944 con il patto di Roma nacque la Cgil unitaria che unì le correnti sindacali comunista, democristiana e socialista . Tra i protagonisti del patto lo stesso B. Buozzi, poi ucciso a Roma dai fascisti durante la ritirata tedesca.
Nel 1946 si svolge il IX Congresso, il I unitario, che sancì il cambio di nome: da Federazione italiana degli Operai Metallurgici a Federazione degli impiegati e degli operai Metallurgici e raggiunse i 638.697 iscritti.
Come recita l’articolo uno dello statuto della Fiom:

“La Federazione Impiegati e Operai Metallurgici (Fiom) è l’organizzazione sindacale di tutte le lavoratrici e lavoratori operanti nell’impresa metalmeccanica italiana” .

La Fiom in base al suo stesso statuto si prefigge di tutelare gli interessi economici professionali e morali dei lavoratori metalmeccanici, di tutelare la salute, di difendere la professionalità e di promuovere lo sviluppo culturale dei lavoratori, di impegnarsi nelle iniziative per la piena occupazione, per il riequilibrio regionale e nell’affermare il ruolo del sindacato nello sviluppo di una società moderna e democratica .
La Categoria si struttura in base ai dettami del titolo II – Struttura e organizzazione -dello Statuto della Fiom-Cgil, secondo gli articoli dal 14 al 17. La rete che sta alla base della Fiom prevede una cellula a livello aziendale: l’Assemblea degli iscritti, che può dotarsi di un Comitato degli iscritti con compiti esecutivi ed operativi . La somma di tutti i metalmeccanici aderenti alla Fiom e presenti sullo stesso comprensorio costituiscono il Sindacato territoriale che si integra con la Camera del lavoro del comprensorio. I sindacati territoriali di una stessa regione, nel loro insieme, costituiscono le Fiom regionali . La somma delle Fiom regionali italiane dà vita alla Federazione Nazionale Impiegati ed Operai Metallurgici (Fiom).
Nel 1948 la Fiom firmò il primo contratto che però divenne completamente esecutivo in tutte le sue parti solo a partire dal 1956. Intanto, in seguito all’attentato a Togliatti, l’esecutivo Cgil decise per uno sciopero generale a partire dalla mezzanotte del 14 luglio 1948. Gli scontri conseguenti provocarono 16 morti e 200 feriti. La corrente democristiana della Cgil dicendosi in disaccordo con l’iniziativa, “dichiarò infranto il patto di unità sindacale”. La rottura portò alla nascita, nel ’48, della Libera-Cgil. Successivamente, il 30 giugno 1950, la fusione della Libera-Cgil con parte della Fil nata, nel 1949, dall’uscita dalla Cgil della corrente socialdemocratica diede vita alla Cisl. La stagione delle divisioni sindacali e dello scontro politico inaugurò un periodo particolarmente duro per la Cgil, ma soprattutto per la Fiom che industriali e forze di Governo tentarono di isolare. La crisi culminò, nel 1955, con l’elezione della Commissione Interna alla Fiat, dove la Fiom subì una forte sconfitta e perse buona parte degli iscritti. La Fiom risalì però la china e con il contratto nazionale del 1962, per il settore pubblico, e del 1963, per l’industria privata, ottenne la contrattazione articolata accanto a quella nazionale.
Nel corso degli anni sessanta con una campagna sul territorio e nelle officine la Fiom tornò a raccogliere consensi. Nel 1968 le istanze operaie si incontrarono con altri soggetti sociali: studenti e donne in particolare. Nel 1969, con l’autunno caldo culminato con la manifestazione metalmeccanica del 28 novembre a Roma, la categoria e tutti i lavoratori ottennero importanti conquiste: diritto alle assemblee, riconoscimento delle rappresentanze sindacali aziendali, riduzione dell’orario di lavoro ecc. Le lotte del ’68 e dell’autunno caldo portarono, anche, all’evoluzione dei rapporti tra i tre sindacati maggioritari in Italia. Il 29 settembre 1972 Fim-Cisl, Uilm-Uil e Fiom-Cgil si unirono nella Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), dopo che, il 3 luglio, le segreterie di Cgil, Cisl e Uil avevano raggiunto l’intesa per una loro federazione . Nel 1973 la Flm ottenne un altro contratto nazionale favorevole: aumenti salariali, le 150 ore per la formazione e 4 settimane di ferie. Subito dopo la reazione del padronato si fece sentire e si aprì una nuovo periodo negativo incancrenito dalla crisi economica. Il culmine di questa fase fu raggiunto, nel 1981, con la marcia dei 40.000 a Torino che chiuse la fase di lotta della FLM contro le ristrutturazioni feroci alla Fiat. La difficile situazione creatasi portò, nel 1984, allo scioglimento della Flm. Contemporaneamente i lavoratori persero l’indennità di contingenza ed i Consigli di fabbrica smarrirono la pregnanza che avevano avuto come organi rappresentativi dei lavoratori. La chiusura dei grandi complessi industriali, la diffusione della piccola impresa e successivamente della delocalizzazione hanno visto indebolirsi ulteriormente i sindacati.
Gli accordi del 1993 tra Governo, industriali e sindacati conservarono la doppia contrattazione aziendale e nazionale e attribuirono il compito di trattare a livello aziendale alle Rappresentanze Sindacali di fabbrica. Lo scopo principale della Fiom, durante le lotte dal 1994 in poi, è stato il mantenimento del doppio livello di contrattazione.

Introduzione

La storia dell’archivio della Fiom-Cgil di Padova rimonta alla fine degli anni quaranta del ‘900 e si prolunga nel quotidiano dato che a tutt’oggi la Fiom di Padova sta svolgendo il suo compito producendo nuovi documenti. Si tratta di un archivio di deposito, come si può facilmente dedurne dal prolungamento dell’attività dell’istituto creatore. L’archivio è a tutt’oggi vitale e continua a crescere con l’accodarsi continuo di documenti prodotti nell’attività quotidiana della federazione metalmeccanica. L’archivio copre l’arco cronologico dal 1948, ma si contano documenti con date assai precedenti che rimontano al 1930, ed arriva sino al quotidiano. Esiste una cesura rappresentata dalla stagione della FLM, in cui l’attività della Fiom è stata rilevata da questo ente e si è avuta per questo un’interruzione delle attività, ripresa nel 1984 con la fine dell’unità sindacale. L’archivio conserva la storia dello sviluppo dell’industria metalmeccanica nel padovano. Raccoglie traccia degli accordi, delle vertenze, delle trattative, dei fallimenti e degli accordi per la cassa integrazione o la riduzione di personale. Dalla documentazione è possibile riconoscere la diffusione e la forza del sindacato nelle varie aziende, attraverso gli elenchi degli iscritti. La capacità contrattuale dei lavoratori coalizzati si mostra con una collezione esaustiva di verbali di accordo aziendali e documenti attestanti scioperi, arbitrati ecc. Rimangono tracce consistenti delle lotte compiute per arrivare alla libertà sindacale nelle aziende, alla concessione dei diritti minimi di salubrità dell’ambiente di lavoro ed a condizioni più umane del lavoro.
La documentazione presente nell’archivio è in ottimo stato di conservazione. Il supporto cartaceo è in buono stato e quello scrittorio eccetto rare eccezioni si presenta in ottimo stato. La tempestiva bonifica della documentazione da tutte le parti in metallo aderenti alle pagine ha migliorato la conservabilità del supporto.
La situazione dell’archivio della federazione deriva direttamente dallo status giuridico degli archivi sindacali, a tutt’oggi sottoposti alla medesima disciplina degli archivi privati e perciò svincolati, salvo dal momento dal momento della notifica del notevole interesse storico, a controlli e regole di gestione. Gli archivi sindacali perciò si formato nella piena libertà dell’ente produttore. Scontando problemi naturali per gli enti privati: mancanza di fondi, di spazi e in alcuni casi di competenze specifiche, che portano a riordini e selezioni non scientifiche del materiale conservato. Spostamenti fuori contesto del materiale, dispersioni, riduzioni e vere e proprie soppressioni di parte dell’archivio non sono infrequenti. L’archivio della federazione metalmeccanica, sebbene in ottime condizioni per buona parte di esso, presenta in effetti alcune lacune temporali e difetta del materiale contabile della federazione, in modo particolare di quello prodotto in anni più remoti. In effetti le carte contabili anche in situazioni più che buone finiscono per soffrire più di altre il passare degli anni e le selezioni del materiale documentale.
Il lavoro sull’archivio si è suddiviso in più fasi, condotte comunque con un minimo di elasticità, senza smanie aprioristiche, ma adattando in corso d’opera la tecnica la materiale ed alla natura dell’archivio stesso. In un primo tempo si è proceduto alla schedatura, con Sesamo 4.1., della documentazione a livello di singolo documento. Si è accompagnata questa prima fase con un primo studio della storia istituzionale della categoria, affidandosi sia al materiale conservato nella biblioteca e nell’archivio del centro, che al personale operante nella struttura. Con questa prima opera di studio sia dell’ente produttore sia del materiale conservato, scendendo nei minimi particolari, in modo da ottenere il massimo di conoscenze utili, si è potuto affrontare innanzi tutto l’individuazione delle serie ed il riordino fisico dell’archivio. La natura tutta particolare dell’archivio, in particolare il fatto che esso è a tutt’oggi in crescita e si evolva continuamente, ha suggerito di creare, all’interno della serie dedicata alle aziende padovane, sottoserie denominate in base all’iniziale della ragione sociale delle aziende i cui fascicoli compongono le sottoserie, tutto questo al fine di agevolare le aggiunte di nuove aziende o l’arrivo di altri fascicoli dedicati a ditte già presenti. Un’ulteriore difficoltà nasceva dal fatto che gli archi cronologici delle buste non sono perfettamente delineati, ma tendano a sovrapporsi tra loro, in quanto, i fascicoli in esse contenute coinvolgono periodi temporali piuttosto rilevanti e rappresentanti, sovente il lavoro di un singolo sindacalista o un singolo affare sindacale. Nell’impossibilità di ottenere una divisione perfetta degli archi cronologici si è scelto come punto di riferimento l’anno iniziale dei singoli fascicoli per collocarli nelle buste. L’arco cronologico è stato attribuito indicando l’inizio dell’arco alla data più remota presente e attribuendo l’altro capo dell’arco cronologico alla data più recente della busta. Questo ha provocato delle sovrapposizioni che ritengo in ogni modo inevitabili, data la natura e struttura dei fascicoli. Da ultimo si è proceduto alla redazione dell’inventario.
Il volume è il prodotto finale di questo processo e ne ricalca la struttura a sezioni sequenziali. Si apre non a caso con una introduzione storico istituzionale della Federazione metalmeccanica, che tenta innanzitutto di delineare i compiti del sindacato traendoli dallo Statuto stesso e le linee fondamentali della storia della federazione. Segue la parte dedicata alle singole serie presenti nell’archivio, con i “cappelli” delle stesse, indicanti l’arco cronologico della serie, il contenuto e le scelte compiute per il riordino dei fascicoli. La parte più rilevante, anche dal punto di vista della mole, è rappresentata dalla schedatura a livello di fascicolo, con notifica dei documenti più rappresentativi e rilevanti. Si è così tentato di dare un’immagine il più reale possibile del materiale della Fiom conservato al Centro Studi E. Luccini. Il volume si chiude in fine con gli indici e le tabelle volte ad esemplificare la consultazione del testo

Descrizione archivistica del fondo

Il fondo si compone di 6 serie (Affari generali, Aziende padovane, Contratti, Formazione, Congressi, Bilanci). La serie "Aziende padovane" è stata organizzata in sottoserie.

Versamento documentazione nel 2012