Guglielmo "Sergio" Cozzi nome di battaglia "Furio"

Qui di seguito un ricordo che Marino Chiozzotto ha scritto su Sergio nel 2006

Sergio Cozzi è stato per moltissimi anni Segretario provinciale, regionale (Veneto) e nazionale Sindacato CGIL dei lavoratori del credito FISAC. Per me è stato un secondo padre. L'ho incontrato nel 1965 nella sede di Campiello Querini-Stampalia a Venezia quando ero appena stato eletto nella Commissione Interna dell'Istituto Federale della Cassa di Risparmio. Banca dove lavoravo dal 1962. Subito mi spiegò che, per meglio rappresentare le istanze dei lavoratori, occorreva essere coinvolti in un Sindacato che sapesse tutelare i loro diritti non solo all'interno del posto di lavoro, ma anche nel contesto
della società nella quale operavano. Questa affermazione in quegli anni, per me non era ovvia, mi consentì di "aprire" gli occhi ad un "mondo nuovo" al quale oggi, pur con i dovuti aggiornamenti, sono ancora legato. Mi iscrissi quindi alla Fisac-Cgil dove, partecipando alle riunioni del Comitato Direttivo, potei ascoltare i suoi interventi che, con quelli di Mario Chiaruttini furono un corso di formazione permanente.
Sergio, quasi mai affrontava le questioni come me e i miei coetanei ci saremmo aspettati. Spesso rimanevo e rimanevamo delusi. Con il tempo capii, e capimmo, che solo inquadrando i problemi in un coontesto generale si poteva riuscire a trovare la soluzione anche al più minuto dei problemi. Il mio ruolo di rappresentante dei lavoratori, attraverso i suoi insegnamenti, si stava quind trasformando da interprete delle istanze dei colleghi lavoratori a "guida politica" del "movimento dei lavoratori".
Nel 1970, subito dopo l'approvazione dello Statuto dei Lavoratori, sempre con la guida illuminata di Sergio, abbandonai la Commissione interna e costituii la seconda (dopo quella della Cassa di Risparmio di Venezia) SAS (Sezione Sindacale Aziendale) CGIL. Per la prima volta in banca entrava il Sindacato!!! Sergio proprio questo voleva ottenere, anche se era perfettamente consapevole che i bancari mai avrebbero potuto essere nella "punta" o "guida" del mmovimento dei lavoratori, L'importante, diceva sempre, era che fossero neutrali tra la "classe operaia" e il "padronato". Cioè non si schierassero, come nel '22, contro il mondo del lavoro. Era una battaglia difficile. Gli scioperi per rivendicazioni corporativo/categoriali vedevano adesioni attorno all'80-90%, quelli per rivendicare diritti collettivi, indetti dalle Confederazioni Sindacali il 20-30%. Mai Sergio si demoralizzò. Anzi, riteneva tutto ciò fisiologico. Ci sono state occasioni nelle quali a Venezia a scioperare eravamo un numero che si poteva contare sulle dita di una o due mani! In apparente contraddizione, Sergio continuava ad ottenere riconoscimenti e prestigio. Sua da parte dei lavoratori che della "controparte". Le contraddizioni "scoppiavano" in casa altrui. Le direzioni delle Banche con sede a Venezia (dove si stipulavano i contratti) riconoceva Sergio Cozzi come il più autorevole interlocutore. Era molto più influente la sua opinione rispetto a quella di altri rappresentanti sindacali che spesso appartenevano agli stessi partiti ai quali aderivano i dirigenti e gli amministratori. In quegli anni, ad esempio, il Consiglio di Amministrazione della banca dove lavoravo, era formato da 12 democristiani, uno della Sudtiroler Volkspartei e un socialista! La forza di Sergio derivò proprio dalla coerenza e dalla consapevolezza di sentirsi dalla parte giusta. Credo che anche per questa sua dote che ha saputo tramndarci, io e altri compagni, gli dobbiamo gratitudine. Il coraggio di battersi per le proprie idee, senza compromessi, in un ambiente molto ostile politcamente, è un altro insegnamento che mi e ci ha tramandato.
La presenza di un forte sindacato autonomo certamente non favoriva il suo lavoro, ma, l'intelligenza di Sergio, gli consentì egualmente di assumere il ruolo guida anche tra tutte le sigle sindacali di categoria. Forse per questo,a Roma si accorsero di lui e lo chiamarono nella Segreteria Nazionale. Io e i compagni di allora ervamo orgogliosi di poterci rapportare con un "nazionale", che firmava i Contratti di categoria. Passo dopo passo, Sergio ha saputo far maturare in me, ma anche in molti altri della mia età, la consapevolezza della necessità di completare la maturità sindacale con quella politica. Non tutti, ma molti, seguirono il suo esempio e si iscrissero al Partito Comunista italiano. Il rapporto che Sergio aveva con il PCI non incideva sulle scelte del sindacato ma, sicuramente, veniva trasmesso a noi disceopoli il suo modo di inquadrare i problemi. Non mi è mai capitato di riscontrare che abbia compiuto scelte nell'interesse del partito anzichè dei lavoratori. Il suo impegno era tutto improntato a far emergere l'evidenza che il sindacato da solo, non avrebbe mai potuto difendere complessivamente gli interessi dei lavoratori. Ovviamente, in quegli anni, il rapporto tra sindacato e partito, non poteva che riferirsi al partito dei lavoratori, che, per antonomasia, era il PCI.