La Democrazia Cristiana (DC) è un partito politico italiano, di ispirazione democratico-cristiana e moderato, fondato da Alcide De Gasperi nell’ottobre 1942 assieme ad esponenti del disciolto Partito Popolare Italiano (PPI) di don Luigi Sturzo, del Movimento Guelfo d’Azione di Piero Malvestiti e ad intellettuali provenienti dalle organizzazioni cattoliche, come l'Azione Cattolica e la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Tra i fondatori, oltre a Sturzo e De Gasperi, si ricordano: Mario Scelba, Attilio Piccioni, Camillo Corsanego e Giovanni Gronchi del PPI, Aldo Moro e Giulio Andreotti dell'Azione Cattolica e Amintore Fanfani e Giuseppe Dossetti della FUCI e Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione Siciliana, che creò lo stemma successivamente modificato da Luigi Sturzo; Alcide De Gasperi ricevette solo sei mesi dopo la versione definitiva dello "scudo crociato" . All'inizio partecipa ai primi incontri di fondazione anche un gruppo attivo nella Resistenza, il Movimento Cristiano Sociale di Gerardo Bruni, che però, su posizioni socialiste e di anticapitaliste, presto si dissocia e darà poi vita a un partito autonomo di breve durata (il Partito Cristiano Sociale).
Esponenti democristiani hanno fatto parte di tutti i governi italiani dal 1946 al 1994, esprimendo quasi sempre il presidente del consiglio dei ministri. La Dc è stata sempre il primo partito nelle consultazioni politiche nazionali, ad eccezione delle elezioni europee del 1984 in cui, anche se di poco, fu superata dal Partito Comunista Italiano.
Dal 1946 al 1962, gli anni del centrismo [modifica]
Dal 1946 al 1948, nell'Assemblea Costituente, partecipò alla stesura della Costituzione italiana, impegnandosi ad evitare un ritorno al passato fascista e contemporaneamente, collaborando con i comunisti ed i socialisti, ad evitare una strada socialista per la società italiana. Infatti la Dc riuscì, quale partito di maggioranza relativa, a dialogare con tutti gli altri partiti dell'arco costituzionale, assicurando così al Paese una Carta Costituzionale ampiamente condivisa. Esempio di questo impegno è l'art. 1 della Costituzione, che nel definire l'Italia "una repubblica democratica fondata sul lavoro", evitò il riferimento tanto alla "repubblica di lavoratori" di stampo decisamente marxista, quanto il riferimento ad uno Stato di impostazione liberal-capitalista.
Alle elezioni politiche del 1948, dopo una durissima campagna elettorale contro il Fronte Democratico Popolare (composto da comunisti e socialisti), la DC ottenne il 48.5% dei suffragi, assicurando così la nascita di un governo di centro, insieme a PLI, PRI e PSDI, e l'ancoraggio dell'Italia al Patto Atlantico ed alla futura Unione Europea.
La propaganda politica del 1948 venne presentata come uno scontro tra capitalismo, libertà e totalitarismo comunista (rappresentato dal Partito Comunista). Il colpo di Stato in Cecoslovacchia contribuì a sfavore del PC, che ottenne poco più di otto milioni di voti. Invece la DC, ricettacolo di voti cattolici e anticomunisti, vide assegnare 12.700.000 voti, quasi il 50% dei votanti:la base della DC era infatti interclassista, ben lontana dall'ideologismo del partito di don Luigi Sturzo. Negli anni seguenti il premio di maggioranza, molto discusso dall'opposizione, le permetterà di ottenere il 66% dei seggi superando il 50% dei voti.
In questi anni, la DC fondò governi con PSDI, PRI e PLI, e al III congresso la linea di partito si spostò verso sinistra. Fu questo il periodo dei governi guidati da Alcide De Gasperi.
Il partito rafforzò la sua organizzazione, cercò di occupare lo Stato e distribuire le risorse in modo da risultare più indipendente dalla Chiesa, si collegò all'industria statale e in alcuni casi ebbe a ricevere anche l'appoggio del MSI. Guidarono le formazioni di governo Giuseppe Pella, Amintore Fanfani, Mario Scelba, Antonio Segni, Adone Zoli, Fernando Tambroni.
Dal 1963 al 1979, dal centro-sinistra alla solidarietà nazionale [modifica]
In questo periodo si aprì la tradizione del centrosinistra italiano, con il governo Fanfani V che ebbe l'appoggio condizionato del PSI: i governi introdussero la programmazione economica per una più equa distribuzione dei beni e attuarono progetti di riformismo. Vennero istituite le Regioni, nazionalizzata l'industria elettrica, istituita la scuola media unica obbligatoria, portato l'obbligo scolastico a 14 anni, varata la legge sul divorzio e fondato lo statuto dei lavoratori.
Si susseguirono governi guidati da Aldo Moro, Giovanni Leone, Mariano Rumor, Emilio Colombo, Giulio Andreotti.
Fu un periodo di profondi cambiamenti sociali: nacquero il movimento studentesco e quello operaio, vennero istituite le USL, chiusi i manicomi e istituita la cassa integrazione (1975). Scoppiò inoltre il fenomeno del terrorismo.
La mattina del 16 marzo 1978 le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro. Lo stesso giorno era prevista la fiducia al governo monocolore di Solidarietà Nazionale, costituito da Giulio Andreotti per il quale il PCI assicurava l'appoggio esterno. Proprio quel giorno venne quindi a compimento la strategia detta del compromesso storico perseguita da Moro stesso e da Enrico Berlinguer, mirante a un'alleanza fra i due principali partiti italiani DC e PCI.
Lo statista democristiano sarà ucciso il successivo 9 maggio dopo 55 giorni di prigionia. Aldo Moro scrisse, durante la prigione, delle lettere a vari politici italiani, implorando che si intavolassero trattative con i suoi rapitori, ma, nonostante la richiesta di aiuto, il governo non trattò con i terroristi.
Dal 1980 al 1992, dal pentapartito verso la fine [modifica]
A partire dal 1980 si inaugurò la stagione del Pentapartito, costituito dalla DC insieme a PSI, PSDI, PRI e PLI, formalizzato prima con guida socialista (nel 1983), poi con guida democristiana (nel 1988).
Al governo si successero Francesco Cossiga, Arnaldo Forlani, Giovanni Spadolini (PRI), Amintore Fanfani, Bettino Craxi (PSI), nuovamente Fanfani, Giovanni Goria, Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti.
Il 16 aprile 1988, decennale dell'assassinio di Aldo Moro, venne ucciso dalle BR, nella sua casa di Forlì, il senatore democristiano e consigliere di Ciriaco De Mita per le riforme istituzionali Roberto Ruffilli, proprio pochi giorni dopo la nascita del nuovo governo presieduto da De Mita e che Ruffilli stesso aveva contribuito a creare.
Durante i governi Goria e De Mita i rapporti con gli alleati, specialmente col PSI, peggiorarono. Si creò un aspro conflitto tra Craxi e Ciriaco De Mita (Segretario del partito e capo del governo), che porterà alla caduta di De Mita dalla segreteria DC (sostituito da Forlani) e dal governo (gli succederà Andreotti). Dal 1989 in poi si creò la famosa alleanza che la stampa definirà il "CAF" (Craxi-Andreotti-Forlani), che prevedeva un rapporto piu stretto tra DC e PSI.
Le correnti interne alla DC [modifica]
Le prime tendenze [modifica]
* Degasperiani, poi Politica popolare: era il gruppo di donne e uomini, prevalentemente provenienti dall’ex PPI, più vicino ad Alcide De Gasperi. Con l'avanzata dei dossettiani (vedi), divenne corrente effettiva, guidata da Attilio Piccioni. Ne facevano parte Mario Scelba, Umberto Tupini, Maria Cingolani Guidi, Raffaele e Maria Jervolino, Pietro Campilli, Giuseppe Spataro, Salvatore Aldisio, Bernardo Mattarella ed il giovane Giulio Andreotti.
* “Vespa” o “vespisti”: area di destra nel periodo degasperiano, formata da ex Ppi moderati, come Stefano Jacini, ed elementi vicini ai ceti agrari meridionali e a Confindustria. Leader della corrente era Carmine De Martino. Assunsero tale nome dal luogo di fondazione, il Vespa Club di Roma.
* Politica sociale o gronchiani: eredi della sinistra dell’ex Ppi, il leader era Giovanni Gronchi. Ne facevano parte Giuseppe Rapelli, Piero Malvestiti, Domenico Ravaioli, Achille Grandi e Fernando Tambroni. La corrente andò esaurendosi nel corso degli anni ’50 e gli esponenti s’indirizzarono verso le altre tendenze interne.
* Cronache sociali o dossettiani: Fu fondata dall’omonima rivista, nell’estate 1946 e durata sino all’estate 1951. Leader era Giuseppe Dossetti, che in seguito avrebbe lasciato la politica per la vita monastica. Ne erano esponenti molti membri dell’Assemblea costituente, come Amintore Fanfani e Giorgio La Pira, più intellettuali cattolici quali Giuseppe Lazzati e Achille Ardigò. Poiché molti suoi militanti erano docenti universitari, prevalentemente all’Università Cattolica di Milano, era detta anche la corrente dei professorini.
Lo strutturarsi delle correnti [modifica]
* Iniziativa democratica: area di sinistra e prima vera corrente della DC, fondata il 18 novembre 1951, dall’omonima rivista. All’inizio, raccolse i reduci dell’esperienza dossettiana, quali La Pira e Ardigò, più giovani esponenti della cosiddetta "seconda generazione", come Aldo Moro, Benigno Zaccagnini, Luigi Gui, Emilio Colombo. Al Congresso DC del 1954, vi aderì pure Alcide De Gasperi. Il leader indiscusso divenne Amintore Fanfani, sotto la cui guida la corrente raggiunse la guida della DC.
Il 9 marzo 1959, la maggioranza della corrente, riunita presso il convento di S. Dorotea a Roma, mise in minoranza Fanfani, il quale fu costretto a dimettersi da segretario del partito e fondare una suo gruppo, Nuove Cronache. Dalle ceneri di Iniziativa nacque il gruppo dei dorotei, che ha guidato il partito nel corso degli anni '60 e nei primi anni '70 su posizioni moderate.
* La Base: corrente di sinistra, fondata nel 1952 da ex dossettiani fuoriusciti da Iniziativa democratica. Ne facevano parte molti esponenti del mondo economico, quali Ezio Vanoni e Giovanni Marcora. Fu sostenuta da Enrico Mattei, presidente dell’Eni, e, poi, dal suo successore Eugenio Cefis. Afferivano a questa tendenza anche la sinistra fiorentina di Nicola Pistelli e la sinistra veneziana di Vladimiro Dorigo. Più recentemente, vi appartenevano Luigi Granelli, Giovanni Galloni e Ciriaco De Mita. Disponeva di un periodico, “Politica”, edito a Firenze.
* Forze sociali, poi Rinnovamento democratico, infine Forze Nuove: corrente della sinistra sindacale, vicina alla CISL. Leader fu Giulio Pastore. Nacque nel 1953, ne facevano parte Renato Cappugi, Bruno Storti, Livio Labor, Carlo Donat Cattin, che succederà a Pastore. Più recentemente, Vittorino Colombo, Guido Bodrato, Franco Marini. In occasione del Congresso DC del 1956, alla corrente si associarono le Acli ed essa assunse il nome di Rinnovamento democratico. Infine, prese il nome di Forze Nuove.
* Primavera: corrente della destra democristiana, fondata nel 1954 da Giulio Andreotti. Ne facevano parte Franco Evangelisti, Vittorio Sbardella, Salvo Lima e Vito Ciancimino.
* Nuove cronache: corrente fondata nel 1959 da Amintore Fanfani. Ne facevano parte Ettore Bernabei, presidente della Rai, Giampaolo Cresci, Lorenzo Natali, Arnaldo Forlani, Giovanni Gioia, Franco Maria Malfatti, Ivo Butini, Clelio Darida, Gian Aldo Arnaud, Gianni Prandini.
* Centrismo popolare, poi Forze libere: corrente della destra democristiana, che si poneva in continuità con il centrismo degasperiano, guidata da Mario Scelba e, successivamente, da Oscar Luigi Scalfaro. Ne facevano parte Franco Restivo e Giovanni Elkan.
* Amici di Moro o Morotei: la corrente, piccola ma influente, di Aldo Moro. Si scisse nel 1968 dalla corrente dorotea, attestandosi su posizioni progressiste. Esponenti erano Benigno Zaccagnini, Tina Anselmi, Maria Eletta Martini, Tommaso Morlino, Luigi Gui, Leopoldo Elia, Bernardo Mattarella, Sergio Mattarella.
* Ponte o Pontieri: corrente staccatasi dai dorotei nel 1967 e capeggiata da Paolo Emilio Taviani. Ne facevano parte Remo Gaspari e Adolfo Sarti. In occasione del Congresso del 1973, riconfluì nella corrente dorotea.
* Nuova sinistra: piccola corrente staccatasi dalla Base, guidata da Fiorentino Sullo e Vito Scalia.
* Iniziativa popolare: corrente formatasi nel 1969 dalla scissione del gruppo doroteo. Leaders erano Mariano Rumor e Flaminio Piccoli. Ne facevano parte Giovanni Spagnolli, Mario Ferrari-Aggradi, Antonio Gullotti, Antonio Gava. Negli corso degli anni '70, si ricompattò a Impegno democratico.
* Impegno democratico: l’altro troncone del gruppo doroteo, unitosi con la corrente di Giulio Andreotti. Ne facevano parte lo stesso Andreotti, Emilio Colombo, Franco Evangelisti, Salvo Lima. Nel corso degli anni '70, si ricompattò a Iniziativa popolare.
* Area Zac: corrente di sinistra che sorse in occasione del Congresso DC del 1980, raccogliendo ex morotei, la Base e fuoriusciti di Forze Nuove, come Guido Bodrato. Sosteneva la candidatura alla segreteria e la linea politica di Benigno Zaccagnini.
* Preambolo: gruppo di correnti moderate che si presentò al Congresso DC del 1980 a sostegno della candidatura a segretario di Flaminio Piccoli. Ne facevano parte i dorotei dello stesso Piccoli e di Antonio Bisaglia, Primavera di Andreotti e Forze Nuove di Carlo Donat Cattin.
L'ultimo Congresso Nazionale [modifica]
Per approfondire, vedi la voce XIII Congresso Democrazia Cristiana.
Nel 1989 si svolse all'Eur, a Roma, l'ultimo congresso DC che vide la sostituzione alla segreteria di Ciriaco De Mita con Arnaldo Forlani con l'85% dei voti, e la creazione di un nuovo Consiglio Nazionale di 180 membri (160 elettivi più 20 donne cooptate) ripartito in 5 correnti:
* Alleanza Popolare (Grande centro "doroteo": area Forlani-Gava-Scotti) - 67 (37,22%)
* La Base (sinistra) - 63 (35%)
* Primavera (andreottiani) - 31 (17,22%)
* Forze nuove (Donat-Cattin) - 14 (7,78%)
* Nuove cronache (Fanfani) - 5 (2,78%)
Dal 1992 al 1995 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce La fine dell'unità politica dei cattolici italiani.
Alle elezioni politiche del 1992 la DC raccolse il 29,7% (il suo minimo storico) e anche gli altri partiti del Pentapartito furono penalizzati. Nello stesso anno scoppiò lo scandalo di Tangentopoli e, dopo oltre cinquant'anni di attività, dopo la crisi dovuta all'inchiesta giudiziaria denominata Mani pulite, il 18 gennaio 1994 il partito (guidato da Mino Martinazzoli) deliberò il mutamento di nome riprendendo quello del partito fondato da Sturzo nel 1919: Partito Popolare Italiano (PPI).
All'interno del Ppi confluì dinque gran parte della tradizione politico-culturale della Democrazia cristiana. Il partito, mostrava ad es. una chiara linea "di centro che guarda a sinistra" ed era sostanzialmente spaccato in tre correnti: una sinistra (Amintore Fanfani, Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Beniamino Andreatta), un centro (Mino Martinazzoli, Pierluigi Castagnetti, Sergio Mattarella, Rosa Russo Iervolino, Giulio Andreotti) ed una destra (Rocco Buttiglione, Roberto Formigoni, Sergio D'Antoni, Emilio Colombo).
Circa dieci ore prima che si sciogliesse la Democrazia Cristiana, alcuni esponenti provenienti soprattutto dalla "destra forlaniano-dorotea", favorevoli all'entrata nella coalizione di centro-destra con Forza italia, Alleanza nazionale e Lega nord, diedero invece vita al Centro Cristiano Democratico (CCD), guidato da Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella. Altra scissione dalla Democrazia cristiana fu provocata della frangia cattolico-sociale raccolta attorno ad Ermanno Gorrieri, che fondendosi con la pattuglia di socialisti-cristiani di Pierre Carniti, diede vita al Movimento Cristiano Sociali (che cofonderanno i Democratici di Sinistra nel 1998).
La DC si vide così divisa in tre tronconi: il PPI che mantenne la collocazione centrista, il CCD collocato nel centrodestra ed i CS posizionati a sinistra.
Mariotto Segni e Leoluca Orlando, deputati DC ed araldi di una moralizzazione del sistema politico, diedero invece vita rispettivamente a due movimenti politici: i Popolari per le Riforme, poi transitati in Alleanza Democratica ed evolutisi nel movimento centrista Patto Segni, e La Rete, movimento di centrosinistra.
Successivamente anche il PPI, in seguito alla necessità di schierarsi imposta dal nuovo sistema elettorale bipolare, finì col dividersi: Rocco Buttiglione, insieme con una buona parte dell'ala destra del Ppi, fondò il movimento dei Cristiani Democratici Uniti (CDU), a cui spettavano il simbolo della DC e il settimanale La Discussione; il resto del partito elesse invece quale laeder Gerardo Bianco, che contava anche sul sostegno della maggioranza del consiglio nazionale, conservò invece il nome di Partito Popolare Italiano e il quotidiano Il Popolo. Finì così l'unità politica dei cattolici italiani.
Fonte: www.wikipedia.it
Il fondo presente nell'Archivio del Centro Studi Luccini è stato donato da Vittorio Marangon.
E' presente come sotto-archivio all'interno di questo fondo una collezione del quotidiano ufficiale del partito "Il Popolo"